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A Brindisi è stato presentato il libro “Storia della Democrazia Cristiana 1943 – 1993”

Per gli autori, il segreto del successo della DC va ricondotto ai suoi caratteri peculiari. Nel bene e nel male, il partito seppe essere un partito-Stato, un partito-società, un partito di ispirazione cristiana

Raccontare la storia della Democrazia Cristiana è un po’ raccontare cinquant’anni di storia del nostro Paese, con tutte le sue luci e le sue ombre. È senza dubbio la storia di tanti uomini e donne che hanno militato in tale formazione politica, ma è anche il racconto dell’evoluzione di un progetto politico, sorto negli ultimi anni della guerra per ispirazione di gruppi di laici impegnati, non sempre ben graditi alle gerarchie ecclesiali, e diventato perno del sistema politico venuto fuori dalla caduta del Fascismo e dalla Resistenza.

Proprio alle vicende del partito è dedicato il saggio “Storia della Democrazia Cristiana (1943-1993)”, di Guido Formigoni, Paolo Pombeni e Giorgio Vecchio, edito da Il Mulino, presentato a Brindisi lo scorso 19 aprile nella sala Colonna Romana di Palazzo Granafei–Nervegna. L’iniziativa è stata promossa dal MEIC dell’Arcidiocesi di Brindisi Ostuni, con il patrocinio del Comune di Brindisi, dell’Ufficio Pastorale Sociale della nostra diocesi, dell’associazione “Per la Vita” e dell’Azione Cattolica diocesana.

Per l’occasione è intervenuto uno degli autori, Giorgio Vecchio, professore universitario
e storico del Movimento cattolico e della Resistenza. Dopo i saluti degli organizzatori, del Sindaco e del Vicario generale dell’Arcidiocesi, il prof. Vecchio in dialogo con Mario Monopoli, socio del MEIC di Ostuni e con una lunga esperienza da amministratore locale iniziata proprio sotto il simbolo dello Scudo Crociato, ha presentato alcune delle peculiarità dell’esperienza della DC, la sua connotazione intrinseca anche nella scelta del nome, l’evoluzione nel corso degli anni, frutto anche delle intuizioni dei leader e delle dinamiche delle diverse correnti.

Per gli autori, il segreto del successo della DC va ricondotto ai suoi caratteri peculiari. Nel bene e nel male, il partito seppe essere un partito-Stato, un partito-società, un partito di ispirazione cristiana e infine un partito capace di conservare un’inscalfibile unità pur possedendo anime diverse e spesso in contrasto tra loro. E riuscì a dotarsi di una classe dirigente sia nazionale sia locale di buon livello, sfruttando a lungo il serbatoio formativo dato dall’associazionismo cattolico.

Numerosi sono stati gli interventi del pubblico in sala, che hanno riguardato diversi temi dal ruolo dei sindacati cattolici, ai rapporti con i vari Pontefici, alla non facile scelta atlantica, domande cui l’autore ha risposto dettagliatamente. Non si è trattato di un’operazione nostalgia, ma di un bel momento di approfondimento, per cogliere meglio l’originalità di tale esperienza, per rendere merito ai tanti protagonisti, ma anche per capire l’Italia odierna, profondamente diversa da quella del periodo storico analizzato ma comunque figlia delle scelte di quegli anni, e attraversata ancora da molte di quelle dinamiche (rapporto tra fede religiosa e politica, tra leaderismo e collegialità …) che già contraddistinsero l’esperienza politica della DC.

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