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Giuseppe Scoditti: risate a go go all’ Anchecinema di Bari

Sul palco Giuseppe Scoditti non recita, è, in un modo così naturale e credibile che, quando esce dal camerino e si mischia al pubblico, sveste subito i panni del battutista e torna ad essere il bravo ragazzo dal capello fluente alla Capitan Futuro

di CHRISTIAN MONTANARO – Lo guardi e non lo vedi. Non lo vedi perché, in realtà, ti serve una scala per vederlo. Alto com’è, ma battute del genere sulla sua altezza gliene devono aver fatte a iosa.

Non a caso il suo spettacolo si chiama 1,95, proprio come la sua altezza. Ed è proprio allora che Giuseppe Scoditti di colpo si rimpicciolisce e torna a raggiungere dimensioni più terrene ed umane. Passando repentinamente dal suo incostituzionale 1,95 ad un più sobrio 1,75. Quando parla di sé, di chi è e di che cosa fa.

Ci racconta del suo cane, ci racconta dei suoi genitori, ci racconta degli studi di architettura, ci racconta del suo coautore e di una storia di merda (parole sue) che avvolge di marrone la trama del suo spettacolo, senza però sporcarlo, ma forse addirittura impreziosendolo di un acre olezzo che rende più viscerali le numerose battute che gli escono letteralmente dalla pancia, più che dalla bocca.

Sul palco Giuseppe Scoditti non recita, è, in un modo così naturale e credibile che, quando esce dal camerino e si mischia al pubblico, sveste subito i panni del battutista e torna ad essere il bravo ragazzo dal capello fluente alla Capitan Futuro.

Quello che risponde alle domande di tutti e offre liberamente il suo numero di telefono, tra la stessa commozione di un simpatico fruitore dello spettacolo che si commuove al gesto, prima di andare via col fratello, alto guarda caso come lui o poco meno. Due che, visti insieme, farebbero felice Charles Darwin e probabilmente lo porterebbero ad elaborare nuove teorie sull’evoluzione della specie.

Per un attore (ma lo sapevate che ha recitato ne “Il sol dell’ avvenire”di Nanni Moretti?) ricalcare i palchi della città natia è sempre emozionante e Giuseppe Scoditti l’emozione non l’ha nascosta, ma condivisa con il pubblico, che ha decisamente apprezzato la sua genuinità.

Giuseppe Scoditti è stato per certi versi un Re Mida, che ha trasformato in oro quelle undici pagine di copione inizialmente sporche di merda (il suo prologo), regalando uno spettacolo dove il pubblico stesso può riconoscersi nei vari aneddoti e situazioni che vengono raccontate, senza una reale linea di demarcazione dal palco. E questo, per un attore comico, è probabilmente il successo più grande.

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