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Melpignano: Notte della Taranta, al concertone 200mila persone

Inni di libertà verso oppressioni subite o combattute, canti di donne “pizzicate” e combattenti, la Notte della Taranta di Melpignano è la notte della tradizione popolare salentina che non si limita al suono di tamburelli

“Identità” è stato il tema della 26esima edizione del festival popolare di Melpignano, la Notte della Taranta, interpretato dalla maestra concertatrice Fiorella Mannoia che con sé ha voluto Arisa, Brunori Sas e Tananai e che ha richiamato, secondo gli organizzatori, oltre 200mila persone.

Inni di libertà verso oppressioni subite o combattute, canti di donne “pizzicate” e combattenti, la Notte della Taranta di Melpignano è la notte della tradizione popolare salentina che non si limita al suono di tamburelli: sa accogliere e mescolare identità differenti.

La serata finale si è tenuta il 26 agosto e vi hanno preso parte – assicura l’organizzazione –200.000 persone dalle 17.00 alle 4.00 del mattino. Un fiume di gente ha riempito il piccolo comune in provincia di Lecce.

Un’organizzazione ingente che ha coinvolto ovviamente non solo gli artisti sul palco, ma tutto un entourage di persone che hanno garantito uno spettacolo all’altezza delle aspettative. 

La Mannoia – che sul palco ha saltellato stretta in un abito rosso con corpino stringato e ricami in oro – ha preteso che la tradizione salentina “non fosse svilita” ma che fosse capace di accomodarsi tra tradizioni mediterranee anche dal profumo arabeggiante.

Segni di popoli transitati nella Grecia salentina che con i suoi suoni ha urlato la sua storia attraverso la voce autentica dell’orchestra popolare che ha trasmesso il dolore, la passione, la forza, la vita in “Beddhra ci dormi” (con una straordinaria Alessandra Caiulo), nelle preghiere scritte sui muri sulla chiesa di Galatina diventate pizzica in “Santu Paulu” (interpretazione intima di Giancarlo Paglialunga) e “Ec ec” in arbëreshë contaminata da “Mena mena”.

E se la maestra concertatrice si è affidata a Francesco Di Carlo che ha risistemato gli spartiti, Brunori ha coccolato con la sua chitarra le sonorità salentine facendole proprie. Ha pizzicato le corde con la stessa delicatezza con cui ha donato il suo essere “ibrido”. 

E poi Tananai (per il quale Mannoia ha speso parole d’elogio, sottolineandone la professionalità), con un accenno allo struggente brano sanremese “Tango”, si è cimentato con brani in dialetto.

A colpire, inoltre, è stato l’outfit scelto, volto a tenere accesa la luce sulla tematica della violenza sulle donne: sopra ad una maglietta nera ecco una camicia aperta che, nel lato posteriore, riporta a caratteri cubitali la seguente scritta: “Adesso basta, nessun’altra”.

Il colore scelto è il rosso, lo stesso con cui Tananai si è colorato sotto l’occhio. Un gesto che sarebbe stato sempre importante, ma che lo è ancora di più in questi giorni in cui la cronaca dei vergognosi fatti di Palermo ha addolorato un intero Paese. Mannoia lo ha ringraziato per il gesto, affermando: «Grazie. Te lo dico a nome di tutte noi», ha affermato.

E la straordinaria Arisa: la cantante, cresciuta in Basilicata, incanta e fa emozionare quando accenna al ritornello de “La Notte”, il brano con cui arrivò seconda al Festival di Sanremo 2012. Poi coinvolge il pubblico cantando “Ferma Zitella” e si scatena e fa ballare sulle note di “Lu Rusciu De Lu Mare” insieme ai professionisti. Gran finale tutti insieme, per concludere con il 26esimo ed ultimo brano.

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