spot_img

In punta di penna – L’intervista a Franco Colizzi

di ALESSANDRO NARDELLI – Educazione alla Pace, non violenza e gestione dei conflitti, tematiche fondamentali che rappresentano l’architrave della cooperazione internazionale, al centro, anche quest’anno del Festival organizzato per la sesta volta dalla RIDS, Rete Italiana Disabilità e Sviluppo (AIFO, FISH, DPI, EducAid, OVCI), insieme a La coda di Ulisse. Ma come sarà strutturato quest’anno il Festival della Cooperazione Internazionale? Ne parla il dottor Franco Colizzi.

Si è dunque giunti alla Sesta edizione del Festival. Un bel traguardo, nonostante due anni di pandemia e ora la guerra?

Un bel risultato continuare ad esserci, nonostante le pochissime risorse impegnate e grazie a tanti volontari. Quel che sta accadendo in questi anni chiarisce a tutti, anche a chi non s’intende di geopolitica o di politica internazionale, quanto sia indispensabile lo spirito costruttivo della cooperazione internazionale.

Non a caso ormai abbiamo un Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale (MAECI): si riconosce cioè che la cooperazione internazionale è una forma, che io ritengo più avanzata e profetica, della politica estera.

Quest’anno il Festival si occuperà delle tematiche riguardanti la guerra?

Per la RIDS, Rete Italiana Disabilità e Sviluppo (AIFO, FISH, DPI, EducAid, OVCI), che insieme a La coda di Ulisse promuove la manifestazione, la virulenza della pulsione di morte che le civiltà albergano al loro interno illumina ancor più, purtroppo tragicamente, il significato profondo della cooperazione internazionale.

Dobbiamo occuparci della guerra dunque, ma scegliendo un’angolazione che ci permetta di parlare del ruolo di pace dell’Italia e di quelle che, nel titolo di questa edizione, abbiamo chiamato “Energie mediterranee per fare Pace”.

Guardi, se osserviamo bene una cartina del Mediterraneo, notiamo che, anche per l’affaccio sul Mar Nero, che è una propaggine nord-orientale del Mediterraneo, l’invasione dell’Ucraina assegna al Mediterraneo e ai suoi Paesi il compito di sprigionare e tenere accese le energie migliori, quelle dei movimenti per la democrazia e i diritti umani, per la pace e per la convivialità tra i popoli.

Mi piace pensare a Diogene di Sinope, filosofo greco del quarto secolo avanti Cristo, che si dice andasse in giro di giorno con la lanterna accesa per “cercare l’uomo”. Sinope è una cittadina portuale sulla costa settentrionale della Turchia e si affaccia sul Mar Nero. Se Diogene ci vivesse oggi, vedendo i bagliori delle esplosioni a Odessa e Mykolaiv, forse manterrebbe la sua lanterna accesa per “cercare la pace”.

Il Festival si concentra ogni anno su alcuni dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030. Continuerete anche quest’anno a farlo?

Naturalmente sì. Anzi, abbiamo l’opportunità di raccontare forse in maniera più chiara, ai cittadini non esperti di questi argomenti, come sia articolata l’Agenda ONU.

Infatti la sua struttura strategica di base è esprimibile attraverso cinque P: Popolazione (metter fine a povertà e fame, garantire dignità ed uguaglianza a ogni essere umano); Pianeta (tutelare le risorse naturali e il clima della Terra per le generazioni future); Prosperità (garantire vite prospere e piene in armonia con la natura); Partenariato (implementare l’Agenda attivando una larghissima e solida rete di cooperazione globale); Pace (edificare società pacifiche, più giuste ed inclusive). La quinta dimensione, quella della pace, si rivela obiettivo e presupposto delle altre quattro e la esploreremo in vari modi.

Può dare ai nostri lettori delle anticipazioni sulle date e sulle attività principali finora previste?

Il Festival si svolgerà lungo cinque giornate, dal 26 al 30 ottobre, in vari Comuni di Puglia, che al momento sono Brindisi, Francavilla Fontana, Lucera, Massafra ed Ostuni, ma non escludo iniziative in altri Comuni se ve ne saranno le condizioni.

Tenteremo di parlare di pace senza ricorrere al concetto di guerra. Per questo approfondiremo l’eredità di pensiero e di azione di due figure significative della terra di Puglia (e non solo), don Tonino Bello e Franco Cassano, andando alla ricerca di quei movimenti civili, culturali e di solidarietà che costituiscono una riserva di energie mediterranee per la pace.

Avremo testimonianze di cooperanti impegnati nei progetti in Marocco e Tunisia, il racconto della vita in Palestina, mostre sui migranti del Mediterraneo e sui pacifisti a Kiev, libri sul genocidio degli armeni e sull’opera di Gino Strada, il testamento di Follereau recitato da un attore. Cercheremo di avere anche dei momenti di festosità musicale se l’andamento della epidemia lo renderà possibile. Saremo in luoghi pubblici e in alcune scuole e rifletteremo a distanza con interlocutori competenti e appassionati, anche attraverso quattro webinar gratuiti che chiunque potrà seguire con un collegamento.

Che messaggio, in sintesi, volete che arrivi alle istituzioni, ma anche ai giovani in particolare e a tutti i cittadini?

L’ispirazione del Festival è costituita dallo spirito universalistico, apparentemente visionario, di Raoul Follereau. Oltre all’impegno immenso per la dignità dei malati di lebbra, egli appena dopo la Seconda guerra mondiale avanzava proposte di pace valide ancora oggi: la via del disarmo e quella della riconversione delle spese militari.

Rinunciate ad almeno due bombardieri, diceva ai grandi della Terra, destinandone i costi alla cura di milioni di malati di lebbra; e poi, appena finita la guerra, continuate un altro giorno come se foste ancora in guerra e investite le spese di quel giorno in percorsi di pace.

Ecco, dovremmo in fondo fare tutti come il bizzarro, ma saggio, Sinope e andare in giro giorno e notte con una lanterna accesa cercando la pace.

Locandina dell'evento Festival della Cooperazione Internazionale
Locandina evento
- Advertisement -spot_img

Ultime Notizie

NOTIZIE CORRELATE