Il 10 aprile si aprirà il processo a Foggia per l’ex boss della mafia di Vieste e il suo braccio destro Gianluigi Troiano, entrambi ora collaboratori di giustizia. Sei imputati accusati di aver favorito la latitanza, fornendo denaro, telefoni criptati e coperture logistiche. Contestati anche traffico internazionale di droga e un atto incendiario di stampo mafioso
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bari, Gabriella Pede, ha disposto il giudizio immediato per Marco Raduano, ex boss della mafia viestana, e per il suo ex braccio destro Gianluigi Troiano, entrambi divenuti collaboratori di giustizia dopo il loro arresto. Il processo si terrà davanti al Tribunale di Foggia in composizione collegiale, con la prima udienza fissata per il prossimo 10 aprile.
Raduano, noto per la sua clamorosa evasione dal carcere di massima sicurezza di Badu ‘e Carros a Nuoro il 24 febbraio 2023 – quando si calò dal muro di cinta con un rudimentale lenzuolo – è stato catturato un anno dopo, il 1° febbraio 2024, mentre si trovava in Corsica.
La rete di protezione della latitanza
Secondo l’accusa, il boss avrebbe potuto contare su una rete di fiancheggiatori che lo avrebbe aiutato a sfuggire alla cattura, fornendogli ospitalità, auto apparentemente “pulite”, denaro, beni di prima necessità e telefoni criptati per evitare intercettazioni. Tra gli imputati figurano sei viestani:
- Michele Gala, detto Pinguino
- Antonio Germinelli
- Domenico Antonio Mastromatteo, detto Pescecane
- Michele Murgo, detto U bell o Il Londinese
- Marco Rinaldi, detto Il Veneziano
- Matteo Colangelo (unico ai domiciliari)
Gli imputati avrebbero permesso a Raduano di continuare a dirigere le attività della sua organizzazione mafiosa anche durante la latitanza, garantendogli protezione e risorse. L’obiettivo sarebbe stato quello di mantenere l’operatività del clan Lombardi/Ricucci/Latorre a Vieste, evitando che la sua cattura indebolisse l’influenza del gruppo criminale sulla zona.
Traffico internazionale di droga e incendi intimidatori
Raduano e Troiano sono inoltre accusati di traffico internazionale di stupefacenti. Secondo le indagini, avrebbero organizzato la spedizione dalla Spagna a Vieste di oltre 8,5 kg di hashish e 2,3 kg di marijuana, sfruttando il supporto di narcotrafficanti operanti in Spagna e Marocco.
Nel fascicolo processuale rientra anche l’incendio dell’auto della madre di un collaboratore di giustizia, avvenuto a Vieste nell’ottobre del 2023. L’atto intimidatorio, attribuito a Raduano come mandante e a Germinelli e Colangelo come esecutori materiali, sarebbe stato un avvertimento per scoraggiare future collaborazioni con la giustizia.
Le prossime tappe del processo
Prima dell’inizio del dibattimento, gli imputati avranno la possibilità di richiedere il rito abbreviato, che garantirebbe uno sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Tra le parti offese individuate nel procedimento figurano il Ministero della Giustizia, il Ministero della Salute, il Comune di Vieste e la vittima dell’attentato incendiario.
L’inchiesta ha messo in luce la complessa rete criminale che ha protetto il boss durante la fuga e ha confermato il ruolo strategico della mafia viestana nel traffico di droga e nelle attività illecite sul territorio. Il processo del 10 aprile rappresenterà un momento chiave per far luce su queste dinamiche e accertare le responsabilità degli imputati.