Carabinieri Forestali e Nucleo Regionale di Vigilanza Ambientale bloccano attività estrattiva illegale e denunciano il proprietario per inquinamento ambientale e gestione non autorizzata di rifiuti
Nell’ambito della seconda fase dell’operazione “Stone Waste”, una campagna di controlli intensivi per il contrasto agli abusi nel settore estrattivo, i Carabinieri Forestali, supportati dal Nucleo Regionale di Vigilanza Ambientale e dalla Polizia Locale di Gallipoli, hanno posto sotto sequestro una cava di oltre 2 ettari utilizzata per l’estrazione non autorizzata di materiale lapideo in contrada “Mater Gratiae”. L’operazione è stata condotta attraverso ricognizioni con elicottero e droni del Nucleo Regionale, che hanno consentito rilevazioni accurate dell’area e delle attività illecite.
I Carabinieri Forestali del Nucleo Investigativo di Lecce e della Sezione di Gallipoli, in collaborazione con i funzionari regionali e lo Sportello Unico per le Attività Produttive del Comune di Gallipoli, hanno confermato l’assenza di autorizzazioni rilasciate dalla Regione Puglia per le attività estrattive e la violazione di un’ordinanza di sospensione già emessa in precedenza. L’area sequestrata copre una superficie di 2,20 ettari con una profondità media di 15 metri. Sigillati inoltre 70 blocchi di pietra già tagliati, pronti per la distribuzione.
Durante i controlli, sono stati rinvenuti e sequestrati sfridi di pietra, derivanti dall’attività estrattiva abusiva, una pala meccanica cingolata e i locali adibiti a segheria con macchinari attivi. È stato inoltre rilevato che i liquidi lubrificanti utilizzati per il taglio della pietra venivano riversati direttamente nel sottosuolo, in assenza di qualsiasi misura di filtraggio, sollevando gravi preoccupazioni per il rischio di inquinamento.
Il proprietario e gestore della cava, un uomo di 66 anni, è stato deferito alla Procura della Repubblica di Lecce con diverse accuse: violazione delle norme sulla gestione dei rifiuti da attività estrattive (articoli 7 e 19 del D.Lgs. 117/2008), gestione non autorizzata di rifiuti derivanti da attività estrattive (art. 256 del D.Lgs. 152/2006 – Testo Unico Ambientale), inquinamento ambientale in area soggetta a vincolo paesaggistico e inosservanza di provvedimenti delle autorità (art. 452-bis e art. 650 del Codice Penale). Ulteriori violazioni sono state rilevate in merito alla mancata nomina del direttore responsabile di cava e all’assenza dei documenti relativi alla sicurezza e stabilità della cava, prescritti dalla Legge 624/1996 per la tutela dei lavoratori.
L’indagine è ancora in fase preliminare, e l’uomo è da ritenersi, come previsto dalla legge, presunto innocente fino a eventuale sentenza definitiva.