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Bufera giudiziaria a Molfetta: chiesti i domiciliari per il sindaco Minervini

La Procura di Trani accusa il primo cittadino e altri sette indagati di corruzione, turbativa d’asta, peculato e falso; tra le ipotesi di reato favori in cambio di voti e gestione pilotata degli appalti per mercato e porto commerciale

Si abbatte un vero e proprio terremoto giudiziario sulla città di Molfetta. La Procura di Trani ha chiesto l’arresto ai domiciliari per il sindaco Tommaso Minervini, 70 anni, al suo terzo mandato, nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza un sistema di scambi di favori tra amministrazione pubblica e imprenditori locali.

Secondo l’accusa, coordinata dai pm Francesco Tosto e Francesco Aiello, Minervini e altri sette indagati – tra cui dirigenti comunali, un imprenditore portuale e un luogotenente della Guardia di Finanza – rispondono a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta, peculato e falso per un totale di 21 capi di imputazione. Le indagini sono partite dal sequestro del cantiere dell’area mercatale nel luglio 2022 e si sono poi estese a diverse altre opere pubbliche, incluso il nuovo porto commerciale.

Tra i fatti contestati figurano l’illecita assegnazione di appalti, il depistaggio delle indagini attraverso la manomissione di apparecchiature di intercettazione, il peculato relativo all’uso improprio di veicoli comunali e promesse di incarichi in cambio di sostegno politico durante la campagna elettorale del 2022.

Il sindaco, che sarà sottoposto a interrogatorio preventivo il prossimo 2 maggio davanti al gip Marina Chiddo, ha affidato a un comunicato la propria difesa: «Sono profondamente addolorato. Ho sempre agito nell’interesse della collettività e respingo ogni accusa. Confido nella Giustizia».

Intanto, la notizia ha scosso profondamente la comunità cittadina, con reazioni che oscillano tra incredulità e richieste di chiarezza. L’indagine resta aperta e non si escludono ulteriori sviluppi nelle prossime settimane. La magistratura dovrà ora valutare la fondatezza delle accuse e il rischio di reiterazione dei reati contestati, elemento centrale nella richiesta di misura cautelare avanzata dalla Procura.

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