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Cisl Taranto: «Ora un patto per vincere le sfide dello sviluppo e della coesione territoriale»

«Si cominci con l’abbattere tutte quelle barriere che gravano sul fenomeno dell’emigrazione specie giovanile, considerando le nostre ragazze ed i nostri ragazzi patrimonio prezioso su cui investire»

Gianfranco Solazzo, segretario generale Cisl Taranto Brindisi, in una nota afferma:

«La competizione elettorale per le amministrative a Taranto è terminata, avendo la città scelto con chiarezza e rinnovato la propria fiducia a Rinaldo Melucci cui esprimiamo le nostre felicitazioni per il risultato ottenuto, augurando buon lavoro anche alla futura Giunta municipale.

Esaurita, dunque, questa fase, crediamo si debba ora rilanciarne un’altra, improntata al dialogo sociale, al confronto su idee, progetti e azioni mediante le quali co-progettare e co-programmare lo sviluppo del capoluogo e del territorio ionico, avvinti entrambi da molteplici criticità ma ricchissimi anche di altrettante opportunità.

Si cominci con l’abbattere tutte quelle barriere che gravano sul fenomeno dell’emigrazione specie giovanile, considerando le nostre ragazze ed i nostri ragazzi patrimonio prezioso su cui investire.

I centri studi maggiormente accreditati documentano che, dal 2007 ad oggi, il Mezzogiorno ha perso circa 800 mila persone, giovani soprattutto mentre, secondo l’Istat, Taranto tenderebbe ad una perdita annua di circa 4mila residenti.

Non c’è dubbio che la denatalità sia una emergenza nazionale ma ciò non esime dal dovere di investire, in particolare al Sud, su un futuro generazionale che recuperi l’attuale divario numerico – in continua espansione – tra la popolazione anziana e quella giovanile.

Non è un caso, peraltro, che tra gli obiettivi trasversali del PNRR figurino i giovani, le donne ed il Mezzogiorno.

E la risposta non può che venire, innanzitutto, da investimenti in servizi sanitari, sociali, servizi alla persona e soprattutto dalla creazione di occupazione aggiuntiva a quella già esistente.

Ecco, ad esempio, quanto utile e necessario sarebbe riappacificare la comunità con l’ex Ilva che ha prodotto finora, contro il volere dei lavoratori e della città, uno scontro artificioso tra produzione, salute, buon ambiente interno ed esterno allo stabilimento e buona occupazione; quasi che puntare alla loro piena compatibilità fosse una bestemmia sociale o materia da trattare alla stregua dei peggiori scontri ideologici, istituzionali, culturali, legali.

Oggi lo Stato è chiamato ad un atto di volontà e di responsabilità senza precedenti, per porre fine ad una agonia tanto mortificante quanto infinita, che danneggia e crea incertezza alla città, al territorio, al Paese.

Nessuno trasformi in un totem la transizione ecologica quando poi ci si dimostra inermi verso i destini immediati e quelli futuri del sito industriale più importante del Paese, sia per quantità di lavoratori diretti e indiretti ivi occupati che dal punto di vista della piena sostenibilità ambientale.

Taranto, poi, possiede un patrimonio di ulteriori, inestimabili opportunità da mettere a terra e valorizzare: il mare inteso anche come potenziale sistema produttivo, il paesaggio, la cultura, le tradizioni, le peculiarità enogastronomiche, l’agroalimentare, la cantieristica che annovera oggi l’importante investimento del Gruppo Ferretti, il Porto con il ritrovato Eco Industrial Park (ex Distripark) all’interno di una Zes che costituisce straordinaria occasione di nuovo sviluppo sostenibile puntando sull’innovazione e sui principi della transizione digitale e verde.

E che dire dell’impianto Beleolico in Mar grande, realizzato dalla Renexia (Gruppo Toto), quale primo reale investimento che apre a nuove prospettive ed opportunità di sviluppo del territorio ionico, considerando i nuovi settori produttivi ed energetici sui quali puntare, come le Fonti di energia rinnovabile (FER)?

Tale investimento costituirà ancor più un valore aggiunto se sarà legato allo sviluppo di una filiera produttiva, affinché l’intero ciclo – progettazione, costruzione e produzione e finanche riciclo dei successivi materiali da smaltire – si completi tutto sul territorio, così come prefigurato dallo stesso Amministratore delegato della Holding Toto, il quale prevede, come emerso dalla stampa, anche un accordo con un’altra eccellenza del Made in Italy e del nostro territorio, la Leonardo Aerostrutture.

Un percorso entusiasmante e di futuro, rispetto al quale da tempo istituzioni locali ed Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio hanno agito in modalità sinergica e che va completato.

D’altro canto, l’Unione Europea, avendo assunto l’obiettivo di conseguire entro il 2050 la propria neutralità climatica, punta proprio sul Just transition fund per ridurre i costi economici, ambientali e sociali di detta transizione, dando ristoro ai territori maggiormente danneggiati così come, appunto, è stato previsto per Taranto, finanziando misure di riconversione economica, riqualificazione professionale dei lavoratori interessati e di assistenza nella ricerca di lavoro.

Ed infatti, forte impegno va riservato al tema della formazione e delle nuove competenze che necessitano per i lavori attuali e per quelli che si intendono realizzare, considerati i fabbisogni formativi legati ai nuovi investimenti.

Taranto può diventare un esempio di come una vera ed efficace transizione digitale, energetica ed ecologica possa e debba vedere compartecipi le Istituzioni a tutti i livelli e le Parti sociali, in una sorta di laboratorio caratterizzato dal confronto costruttivo, corresponsabile e dalle conseguenti azioni mirate al bene comune.

In assenza di tale unità di intenti è facilmente prevedibile il verificarsi di non pochi problemi occupazionali e di coesione sociale, specie in un territorio come questo il cui sistema produttivo si trova al centro di importanti processi di ristrutturazioni organizzative correlate ai destini industriali del Paese.

Ecco come sviluppo, crescita, investimenti, occupazione, costituiscono direttrici irrinunciabili dello sviluppo, affinchési realizzi un effettivo rilancio economico e sociale del territorio ionico, grazie alle risorse finanziarie che una ritrovata solidarietà europea ha reso disponibili.

Sono le stesse ragioni per cui, da tempo, come Cisl, sollecitiamo un nuovo Patto sociale anche nei territori, per governare un cambiamento epocale che non ha simili nella storia e che metterà alla prova i Gruppi dirigenti istituzionali e sociali anche di Taranto, assai più di quanto avvenuto in precedenza, sui temi del lavoro, della buona occupazione e della sostenibilità ambientale del suo sistema produttivo.

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