Nel cuore della veglia pasquale, ignoti hanno esploso colpi di fucile contro la vettura della madre del sostituto procuratore Roberto Galli, in servizio alla Procura di Foggia e titolare di delicate inchieste antimafia. Un gesto intimidatorio che scuote la Capitanata e trova unanime condanna da parte delle istituzioni, della politica e della società civile, che si stringono attorno al magistrato e alla sua famiglia
È accaduto tutto in pochi istanti, ma il segno lasciato da quella fucilata è profondo, doloroso e simbolico. La sera di sabato 19 aprile, intorno alle 21, mentre la comunità si apprestava a vivere la Veglia Pasquale, ignoti hanno esploso colpi d’arma da fuoco contro l’auto della madre del pubblico ministero Roberto Galli, parcheggiata nei pressi di una chiesa a Manfredonia. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro.
Un atto intimidatorio inquietante, che sembra essere la reazione criminale all’impegno instancabile del magistrato nella lotta contro la criminalità organizzata, in particolare nell’ambito dell’indagine Giù le mani, che ha già toccato ambienti mafiosi locali. Il dott. Galli è in servizio presso la Procura di Foggia, da anni in prima linea contro i sodalizi mafiosi che infestano la Capitanata.
Unanime e immediata la solidarietà
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri e i RIS, che hanno effettuato i rilievi balistici. Le forze dell’ordine stanno vagliando le immagini delle telecamere di sorveglianza per risalire agli autori del vile gesto. Intanto, è un coro compatto quello che si è sollevato da istituzioni, forze politiche e associazioni.
Il sindaco di Manfredonia, Domenico La Marca, ha definito l’atto «grave e inaccettabile», ribadendo che «non possiamo girare lo sguardo dall’altra parte. Saremo al fianco di chi difende la legalità». La città si è costituita parte civile nel processo Giù le mani, segno tangibile della volontà dell’amministrazione di tenere alta la guardia contro ogni forma di infiltrazione mafiosa.
Anche l’Associazione nazionale magistrati, con la Giunta Esecutiva Sezionale di Bari e la Sottosezione di Foggia, ha espresso «sgomento e preoccupazione», assicurando che non ci sarà «alcun arretramento nell’azione di contrasto alla criminalità».
La risposta della società civile
L’associazione Libera ha parlato apertamente di «gesto mafioso», ricordando come l’attacco alla famiglia del magistrato sia un attacco allo Stato stesso. «Non lasceremo solo Roberto Galli. La comunità deve reagire con forza, perché chi semina paura non può avere l’ultima parola», si legge nella nota del coordinamento provinciale.
Anche l’associazione Giovanni Panunzio ha condannato con fermezza quanto accaduto, invitando le istituzioni a garantire sicurezza a chi opera in prima linea. Dello stesso tenore i messaggi del Partito Democratico, di Forza Italia e di Europa Verde – Verdi Capitanata: solidarietà al magistrato, ferma condanna dell’intimidazione e richiesta di risposte forti da parte dello Stato.
Una sfida alla democrazia
Questo episodio non è soltanto un fatto di cronaca, ma una sfida alla democrazia, un attacco diretto a chi si oppone alla logica del ricatto e dell’omertà. È la prova tangibile che, nella cosiddetta “quarta mafia”, la criminalità continua a cercare spiragli di potere con metodi da guerra fredda: colpire non il magistrato, ma i suoi affetti più cari.
Ora tocca allo Stato rispondere. La Capitanata onesta, quella che non accetta soprusi né silenzi, è pronta a farlo. A testa alta.