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Taranto, la procura vieta il dissequestro all’Ex Ilva

Ora, la decisione finale spetta alla Corte d’Assise

di MATTIA URSO – La Procura di Taranto si è rivelata contraria in merito all’istanza di dissequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico dell’ex Ilva, presentata il 30 marzo scorso, dai legali rappresentanti dei commissari di Ilva in As, presso la Corte d’Assise che ha emesso la sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto.

Il dissequestro degli impianti ha valore nell’accordo di investimento siglato il 10 dicembre 2020 tra Arcelor Mittal Holding Srl, ArcelorMittal S.A. e Invitalia, in quanto sospensivo.
Gli impianti furono sequestrati nel 2012 e fu poi concessa la facoltà d’uso.

Secondo i commissari straordinari di Ilva in As, che sono ancora i proprietari dell’impianto, le emissioni sarebbero diminuite rispetto a 10 anni fa grazie ai lavori ambientali e ci sono i presupposti per revocare il sequestro. Di diverso avviso è la Procura di Taranto. La decisione finale spetta alla Corte d’Assise.

Gli impianti furono sequestrati il 26 luglio 2012 in seguito a un’ordinanza del gip Todisco nell’ambito dell’inchiesta per associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari e alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.

All’azienda fu poi concessa la facoltà d’uso. La Corte d’Assise di Taranto che ha ricevuto l’istanza è la stessa che l’1 giugno 2021 ha pronunciato la sentenza (ma le motivazioni non sono state ancora depositate) del processo ”Ambiente Svenduto” infliggendo 26 condanne (tra dirigenti della fabbrica, manager e politici) per 270 anni di carcere e disponendo la confisca degli impianti dell’area a caldo.

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