Nel corso della seduta di ieri, il Consiglio regionale della Puglia ha approvato la modifica alla legge elettorale introducendo la doppia preferenza di genere. Soddisfazione tra le promotrici, ma è scontro politico sull’assenza della sanzione dell’inammissibilità delle liste non equilibrate. Ancora tensioni nella maggioranza, con accuse incrociate e caduta del numero legale su altri provvedimenti
Il Consiglio regionale della Puglia ha dato ieri il via libera, con 28 voti favorevoli e 9 contrari, alla proposta di modifica della legge elettorale regionale n. 2/2005, introducendo ufficialmente il principio della doppia preferenza di genere. Si tratta di un adeguamento alla normativa nazionale, già prevista dal 2020 con il decreto legge del Governo Conte, ma che la Regione non aveva ancora recepito formalmente nel proprio ordinamento.
Nel dettaglio, la nuova norma consente agli elettori di esprimere due preferenze, a patto che siano per candidati di sesso diverso appartenenti alla stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza. Resta in vigore il limite del 60% per i candidati dello stesso sesso nelle liste, ma senza l’inasprimento delle sanzioni: non sarà prevista l’inammissibilità delle liste non conformi, bensì solo una penalizzazione economica sull’erogazione dei contributi ai gruppi consiliari.
Una mediazione, quella approvata, che ha provocato la dura reazione del Movimento 5 Stelle e di alcuni esponenti della maggioranza. Secondo il M5S, che ha motivato il proprio voto contrario, «senza l’inammissibilità delle liste squilibrate si svuota di significato l’intera norma. Non bastano le buone intenzioni, servono strumenti efficaci». Anche il consigliere Fabiano Amati (PD) ha espresso dissenso, votando contro e chiedendo l’intervento della segretaria nazionale Elly Schlein: «La riforma è stata annacquata. La parità di genere non può restare uno slogan buono solo per i convegni».
Dall’opposizione, i consiglieri di Fratelli d’Italia hanno definito la seduta «l’ennesimo spettacolo farsesco», accusando la maggioranza di Emiliano di essere «in preda a continue faide interne, incapace di garantire il numero legale». Critiche anche al comportamento della Presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, accusata di aver chiuso la seduta con tempismo «svizzero» per evitare la discussione su altri provvedimenti.
Sul fronte opposto, la Presidente Capone ha rivendicato l’approvazione come un traguardo di civiltà: «La Regione Puglia colma un deficit di democrazia. La doppia preferenza è uno strumento indispensabile verso la parità». La consigliera regionale Lucia Parchitelli, prima firmataria della proposta originaria, ha parlato di «una battaglia lunga e difficile, che ha finalmente trovato esito positivo, grazie anche alla rete delle Donne Costituenti», pur promettendo nuove iniziative per ottenere in futuro norme più vincolanti.
Il capogruppo PD Paolo Campo ha sottolineato come il Partito Democratico abbia mostrato «grande senso di responsabilità nel modificare il testo per ottenere un’intesa bipartisan e giungere all’approvazione». Una scelta politica che però non ha evitato fratture all’interno della stessa maggioranza.
A rendere ancora più tesa la giornata, la caduta del numero legale in Aula al momento della discussione sul disegno di legge riguardante l’uso delle acque superficiali e sotterranee, a cui era stato agganciato l’emendamento sulla sospensione del tributo 630 al Consorzio di Bonifica. Il consigliere Antonio Paolo Scalera ha denunciato «un blitz» della Presidente Capone, accusata di aver gestito i tempi della seduta in modo da impedire il voto sull’emendamento, firmato anche da Cristian Casili (M5S), che ha dichiarato: «Ancora una volta si è perso tempo su una richiesta sacrosanta del mondo agricolo, che chiede giustizia».
E proprio Casili, che nei giorni scorsi ha lasciato la carica di vicepresidente del Consiglio, ha parlato di «ennesimo spettacolo desolante», accusando la Giunta di non voler affrontare la questione del tributo e chiedendo l’attuazione di un piano concreto di manutenzione e bonifica.
La giornata si è dunque chiusa tra luci e ombre: da un lato, l’approvazione di una norma attesa da anni e salutata da molti come un passo importante per l’equità di genere; dall’altro, le divisioni interne alla maggioranza, il malcontento dell’opposizione e il senso diffuso di un’occasione parzialmente sprecata. Se da oggi la doppia preferenza è formalmente legge in Puglia, la strada per una reale rappresentanza paritaria appare ancora lunga e irta di ostacoli.