A preoccupare è in particolare Taranto, che da sola registra l’80% delle infezioni (37 casi). Altri quattro sono stati rilevati nel Barese, mentre i sette casi della Bat sono riferiti a un unico cluster familiare
In Puglia il morbillo è tornato a far parlare di sé. Non si può ancora parlare di epidemia né di un’emergenza sanitaria, ma l’incidenza della malattia in alcuni territori ha superato le soglie di attenzione, spingendo la Regione a diramare un’allerta a tutte le Asl, con l’invito a intensificare la vigilanza tramite i medici di medicina generale.
Dal 1° luglio 2024 al 20 marzo 2025 sono stati segnalati 45 casi, con una concentrazione significativa nelle province di Taranto e della Bat. A preoccupare è in particolare Taranto, che da sola registra l’80% delle infezioni (37 casi). Altri quattro sono stati rilevati nel Barese, mentre i sette casi della Bat sono riferiti a un unico cluster familiare.
L’aumento dei contagi si inserisce in un contesto più ampio: a livello globale, il morbillo è tornato a destare preoccupazione. Negli Stati Uniti, dall’inizio dell’anno si sono già registrati tre decessi – un evento che non accadeva da oltre un decennio – mentre in Europa, l’Italia è tra i cinque Paesi con il maggior numero di casi: oltre mille, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute, nel periodo compreso tra il 1° febbraio 2024 e il 31 gennaio 2025.
La crescita dei contagi in Puglia sembra essere legata alla progressiva riduzione delle coperture vaccinali registrata nel periodo post-Covid. I numeri parlano chiaro: da gennaio a giugno 2024 erano stati segnalati solo due casi; a luglio i casi sono saliti a tre, sei ad agosto, otto a settembre, undici a ottobre, quattro a novembre e uno a dicembre. Il 2025 si è aperto con due casi a gennaio, tre a febbraio e cinque a marzo, per un totale, appunto, di 45 casi.
L’alert firmato dal capo dipartimento regionale alla Salute, Vito Montanaro, sottolinea l’importanza di mantenere alta l’attenzione, soprattutto nei territori più colpiti. Nessun allarme, ma la necessità di intervenire in via preventiva, puntando sull’informazione e sul rafforzamento delle coperture vaccinali.