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Ostuni: La sezione Anpi organizza la presentazione del libro “Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine” 

Quella di Avagliano e Palmieri è un’operazione storiografica che, da un lato, presentando le storie delle 335 vittime dell’eccidio simbolo della Resistenza

Venerdì 10 maggio, ad Ostuni, doppio appuntamento con la storia. Mario Avagliano, giornalista, storico e saggista, presenterà Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine, volume scritto a quattro mani con Marco Palmieri per i tipi di Einaudi, al mattino in un dialogo con studentesse e studenti presso la Sezione Classica del Liceo “Pepe-Calamo” e al pomeriggio, a partire dalle 17:30, in un incontro pubblico presso L’Auditorium “Luigi Greco”, cui parteciperanno, tra gli altri, il primo cittadino della Città Bianca, Angelo Pomes, e il Presidente ANPI della provincia di Brindisi, Donato Peccerillo.

Quella di Avagliano e Palmieri è un’operazione storiografica che, da un lato, presentando le storie delle 335 vittime dell’eccidio simbolo della Resistenza, “rappresenta una sorta di risarcimento morale nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita per la libertà” e, dall’altro, offre uno spaccato dell’Italia di quegli anni attraversata dalla lotta partigiana.

La strage delle Fosse Ardeatine assurge a simbolo della Resistenza in quanto – a differenza, ad esempio, di Marzabotto e di Sant’Anna di Stazzema – le vittime per lo più non sono civili, ma partigiani e antifascisti, e costituisce anche un episodio tragico della Shoah italiana: circa un quarto dei condannati a morte, infatti, è costituita da ebrei.

Inoltre, le responsabilità della strage non sono imputabili solo ai tedeschi: se l’ordine della rappresaglia venne da Berlino e la terribile proporzione di dieci italiani da uccidere per ogni tedesco morto nell’attentato a via Rasella fu decisa dai nazisti, Mussolini e il ministro dell’Interno Buffarini Guidi diedero il loro consenso a tale operazione e le autorità della Repubblica Sociale collaborarono attivamente all’individuazione delle vittime, a partire dal questore di Roma Pietro Caruso, che fornì un elenco di nomi a Kappler, comandante della Gestapo nella Capitale.

Un libro di successo, che sta diventando un vero e proprio caso editoriale, perché per la prima volta, a ottanta anni di distanza, viene ricostruita la storia di tutte le vittime, una sorta di Spoon River italiana che illumina la storia sociale, politica, economica e culturale di un’epoca.

Tra le vittime delle Ardeatine anche l’ostunese Antonio Ayroldi, maggiore dell’esercito e medaglia d’argento al valor militare, cui è dedicata la locale sezione dell’ANPI, promotrice, assieme all’UniTre, degli incontri ostunesi. «In una fase storica come quella che stiamo vivendo – spiega Isabella Ayroldi, nipote del Maggiore Ayroldi e Presidente della Sezione ostunese dell’ANPI – si impone una riflessione attenta su queste vicende, al fine di respingere i tentativi reiterati di rimozione della storia in nome di un generico bisogno di pacificazione. La storia partigiana non può essere dimenticata e il mantenerne viva la memoria appare indispensabile in quanto lascito ineludibile di valori da trasmettere ai giovani».

E in effetti, il catalogo delle scelte dell’antifascismo delle vittime restituisce appieno la complessità di quegli anni terribili: tra di essi c’è chi ha sofferto il carcere, il confino e la persecuzione del regime durante il ventennio e chi, invece, ha creduto al fascismo o è stato educato nel clima fascista e se ne è distaccato dopo le leggi razziali del 1938 o negli anni della seconda guerra mondiale, prendendo coscienza dell’orrore della dittatura.
Nelle pagine del volume, così, emerge un ritratto del movimento resistenziale composito, ricco e plurale, capace di sfuggire al rischio delle strumentalizzazioni di parte patrimonio collettivo delle italiane e degli italiani.

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