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Emergenza idrica in Capitanata, CIA Foggia accusa: «Cent’anni di inettitudine»

Dighe mai realizzate, condotte promesse e mai costruite, stanziamenti annunciati e poi revocati: così il sistema agricolo foggiano affronta la peggiore crisi idrica degli ultimi anni con 50 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto al 2024, produzioni a rischio e autobotti per salvare gli allevamenti del Gargano

Mezzo secolo di ritardi, rimpalli e promesse mai mantenute. La provincia di Foggia, tra le più estese aree agricole d’Europa, si ritrova nel bel mezzo di una crisi idrica senza precedenti, con un deficit di 50 milioni di metri cubi rispetto al già critico 2024. L’acqua per l’agricoltura non c’è, quella rimasta è appena sufficiente per l’uso civile. A lanciare l’allarme è la CIA Capitanata, che torna a denunciare il «sistema fallimentare» delle politiche idriche del territorio.

Il progetto della diga di Piano dei Limiti risale addirittura al 1981, quello della diga di Palazzo d’Ascoli a cinquant’anni fa. Da decenni si discute della realizzazione di una condotta di otto chilometri per portare l’acqua in eccesso dalla diga molisana del Liscione verso quella di Occhito: un’opera mai partita, nonostante ogni anno milioni di metri cubi finiscano in mare. Solo ora, forse, qualcosa si muove a livello centrale, ma intanto la siccità brucia raccolti e lascia a secco aziende e allevamenti.

«Mezzo secolo di chiacchiere, annunci, retromarce, polemiche e rimpalli di responsabilità, un infinito gioco dell’oca in cui si torna sempre al punto di partenza», dichiara il presidente di CIA Capitanata Angelo Miano. «Per arrivare ad oggi, nel 2025, e registrare una delle peggiori crisi idriche degli ultimi anni in provincia di Foggia, con un deficit di 50 milioni di metri cubi d’acqua rispetto al già drammatico 2024, e una stagione irrigua che quest’anno non sarà nemmeno avviata: per l’agricoltura acqua non ce n’è, quella rimasta si spera sia sufficiente per le esigenze civili».

A rincarare la dose è Nicola Cantatore, direttore della CIA provinciale: «Gli agricoltori e gli allevatori della provincia di Foggia sono esasperati. Qui abbiamo già raggiunto i 40 gradi, le colture friggono al sole, per non far morire gli animali sul Gargano le aziende zootecniche a loro spese fanno arrivare le autobotti». E avverte: «Dopo il calo produttivo del 2024, anche quest’anno colture come il pomodoro, il grano, la frutta e i prodotti orticoli registreranno un forte decremento: milioni di euro in fumo e migliaia di ore lavorative bruciate dalla siccità e dall’incapacità della classe dirigente di prendere decisioni e di attuarle».

Il problema non è solo agricolo, ma sociale e strutturale. La Capitanata conta oltre 500mila ettari di superficie agricola utilizzata tra il Tavoliere, il Gargano e i Monti Dauni, con epicentri produttivi a Cerignola, Lucera, Manfredonia, San Severo. È uno dei bacini agroalimentari più importanti d’Europa. Eppure senza una pianificazione seria sulle risorse idriche, rischia lo spopolamento e il collasso dell’intero comparto primario.

La CIA chiede che la crisi sia affrontata come priorità nazionale, con tempi certi, finanziamenti reali e opere finalmente realizzate. Altrimenti, anche i prossimi anni rischiano di essere condannati all’emergenza cronica.

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