Molti padri lottano per una pari dignità di coinvolgimento nelle attività dei figli e delle figlie
La bigenitorialita’, la responsabilita’ congiunta nell’educazione dei figli, non e’ irrealizzabile come già in via di attuazione di un regolamento comunale a Torino per la pari dignità dei due genitori nel coinvolgimento delle attività future dei figli con la tenuta del Registro della bigenitorialità e del doppio domicilio. Sembra essersi un miraggio di speranza per molti padri che sono stati relegati solo nel ruolo di business economico per i propri figli, senza poter respirare quel filo d’amore, per anni dalle Istituzioni. Tra le tantissime storie che ho sentito vi è quella di un padre che ha riabbracciato suo figlio, dopo quasi 1474 giorni, non più bambino ma un ragazzo affidato in maniera esclusiva alla madre. Il suo percorso è ancora duro e tortuoso per combattere contro le ingiustizie di non veder mai più suo figlio con un progetto nel silenzio della povertà pur di difendere i propri diritti.
Ma anche storie di padri che hanno percorso ben 800km alla settimana dopo lavoro per vedere suo figlio e con gli anni, con sacrifici indescrivibili, tra le avversità, le umiliazioni, i dispetti, le bugie, il calpestio della dignità e altre ingiustizie è riuscito ad abbracciare quel figlio che gli tendeva sempre la mano per l’affetto che nutriva verso questo padre.
Nelle cause di separazione i padri nella stragrande maggioranza dei casi vengono affondati dalle spese incontenibili con cifre che superano il loro stipendio e costretti a restare senza figli e senza casa nel giro di pochi mesi. Ogni giorno un esercito di nuovi poveri si accalca davanti alle mense della Caritas, anche in giacca e cravatta, perchè si ritrovano sul lastrico della disperazione economica e sentimentale e di sera si rifugiano nei dormitori oppure trascorrono la notte in auto e al mattino entrano nei bagni delle stazioni o degli aeroporti e si lavano per andare in ufficio. Perchè con la fine del matrimonio neanche i padri possono prendersi cura dei figli, il desiderio più appagante della vita?
L’Italia non è un paese per padri e dove la strada per una distribuzione paritaria del carico di cura tra i genitori è ancora lunga. Dall’indagine Sosef (State of southern european fathers), condotta da Equimundo, è emerso che l’Italia è il fanalino di coda non solo del Nord, ma anche del Sud Europa perchè vige ancora quella visione tradizionale e culturale della suddivisione dei compiti familiari. “Un paese che appare fermo, bloccato da barriere strutturali, sociali e normative che frenano la piena partecipazione dei padri alla cura e una sua più equa condivisione, molto più di quello che avviene nei vicini Spagna e Portogallo”: così viene definita l’Italia nell’indagine.
Un padre per la legge italiana, pare che valga meno della madre: una dicitura che trova rispecchio nei tantissimi padri ma forse non è un utopia NON MOLLATE MAI!!!
E anche se consideriamo che nella storia dell’umanità non è mai successo tutto questo ma il matrimonio dall’antico significa “mater munus” compito della madre con il meccanismo di garantire figli tant’è che ancora oggi per la Chiesa Cattolica il bene principale che si chiama “bonum prolis” dei figli tant’è che il matrimonio è quella roba lí cioè fatta per proseguire la specie e che ha come corrispettivo il “pater munus” cioè il patrimonio con la donna che fa i figli e l’uomo paga. Una similitudine della storia antica con la realtà di oggi.









