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Brindisi, Chiusura Centrale Federico II: Solazzo(CISL) «Si faccia fronte comune»

Andrebbero considerate con maggior rispetto attese e speranze di lavoratrici e di lavoratori il cui unico reddito familiare dipende da quel sistema produttivo, avendo consapevolezza delle ricadute negative conseguenti ai continui annunci sulla chiusura di Cerano

Un comunicato di Gianfranco Solazzo, Segretario Generale CISL Taranto Brindisi.

«Prendiamo atto delle dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto nell’ambito del G7 in corso a Torino, sulla possibile uscita dal carbone e la dismissione della Centrale Federico II, anche prima della data fissata a dicembre del 2025; tuttavia saremmo appagati se la soddisfazione con cui si intende, come Italia, essere i primi della classe, venisse corroborata da contestuali alternative, frutto della concertazione sociale, al sistema produttivo esistente, come anche dalle rassicurazioni sul futuro dell’attuale bacino occupazionale diretto e dell’indotto.

Lo abbiamo, come Cisl, dichiarato da sempre: Brindisi è territorio che merita grande considerazione, avendo dato tanto al Paese in termini di sicurezza energetica e avendo pagato un prezzo non da poco dal punto di vista ambientale e di coesione sociale.
Inoltre, andrebbero considerate con maggior rispetto attese e speranze di lavoratrici e di lavoratori il cui unico reddito familiare dipende da quel sistema produttivo, avendo consapevolezza delle ricadute negative conseguenti ai continui annunci sulla chiusura di Cerano.

E, soprattutto, insistiamo nel sostenere che la questione occupazionale e quella della sicurezza-energetica del Paese non riguarda il passato ma è di drammatica attualità.
Nel nostro recente convegno svolto a Brindisi sul tema “Sviluppo del Territorio, tra crisi e opportunità abbiamo lanciato delle proposte in merito alle alternative.

Tra queste, che fosse presa in seria considerazione l’opportunità offerta dal DL Energia n.181/2023 convertito con L.n. 11 del 2 febbraio 2024, circa l’individuazione di due aree portuali del Mezzogiorno, con i relativi specchi d’acqua, destinate a infrastrutture di cantieristica navale, a fini di produzione, assemblaggio e varo di piattaforme galleggianti, per l’eolico offshore, forti anche dell’emendamento con cui sono state proposte le aree portuali di Taranto e di Brindisi.

A seguire, abbiamo auspicato sinergie utili allo sviluppo e alla crescita dell’area ionico-messapica, pianificando strategie che rispettino le specificità produttive di entrambe le province, laddove industria non è solo acciaio, energia, chimica ma anche aeronautica, cantieristica, portualità e comprende anche il sistema che ruota intorno ai settori dell’agricoltura, dell’agroalimentare, del turismo e dei servizi.

Inoltre, abbiamo anche proposto, non avendo Terna dichiarato essenziale la riconversione a Gas della centrale Enel di Cerano, che se ne posticipasse la chiusura ai fini della sicurezza energetica nazionale e valida alternativa alla perdita secca della connessa occupazione.
Se, dunque, in ambito UE potrebbe essere stato trovato un accordo per l’uscita totale dal carbone al 2035, a maggior ragione l’Italia, laddove sono in gioco sistemi produttivi e bacini occupazionali importanti, non deve autopunirsi determinando un conseguente dramma sociale che Brindisi non può sostenere.

Allora chiediamo come Cisl alle istituzioni, alla politica, alla stessa Enel, che si faccia fronte comune, evitando rigidità che non comporterebbero benefici ambientali e meno che mai sociali. Ancor più appropriato è questo appello in concomitanza con la celebrazione del I Maggio 2024, che Cgil Cisl Uil hanno dedicato ad una Europa di pace, al lavoro ed alla giustizia sociale.

Quindi ad una Europa che sappia essere arbitro autorevole affinché la pace sovrasti ovunque le guerre, il lavoro legale e contrattualizzato venga realmente riconosciuto quale diritto costituzionale che non escluda nessuno, soprattutto donne e giovani, la giustizia sociale sappia includere per abbattere le persistenti disuguaglianze economiche, educative che continuano a trovare ancora cittadinanza nel nostro Paese ed in particolar modo nelle nostre comunità.»

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